La biblioteca di Catanzaro affonda le sue radici in una donazione di Paolo Emilio Tulelli

Il ricordo della pronipote Rita Tulelli a 208 anni dalla nascita del filosofo Paolo Emilio Tulelli

Voce Paolo Emilio Tulelli su Wikipedia

Nel bene e nel male, il Meridione storico s’identificò sempre di più con Napoli, la troppo grande città da cui tutto partiva e tutto arrivava; e che diede addirittura il nome al Regno dagli Aragonesi al 1816. Non c’è da meravigliarsi dunque se gli uomini di cultura meridionali erano attratti dalla capitale, e, se volevano farsi conoscere e apprezzare, vi svolgessero lì la loro attività intellettuale. Così accadde a Paolo Emilio Tulelli di Zagarise, una figura che merita di essere più conosciuta, e  con essa tutta la feconda scuola filosofica napoletana dell’Ottocento. Ci gioviamo criticamente del lavoro di Francesco Faragò, già apparso sulla “Ciminiera”, e delle memorie della famiglia, attinte tramite la pronipote Rita Tulelli, dottoressa in legge e attiva nel sociale. Paolo Emilio Tulelli nacque il 18 Agosto 1811 da Gaetano ed Anna Gallelli; il padre morì nel 1841. Discendente da un’antica casata nobiliare, Paolo Emilio compì i primi studi presso il Convento del Ritiro dei Filippini nel suo paese natale, quindi frequentò il Real Liceo-Ginnasio di Catanzaro, e nello stesso tempo il Corso Teologico del Seminario Vescovile di Catanzaro: qui fu ordinato sacerdote. Conobbe Luigi Settembrini, che insegnò a Catanzaro dal 1835 all’arresto per motivi politici, avvenuto due anni dopo. Dal 1839 Tuletti si trasferì a Napoli, compiendovi gli studi filosofici. Nel 1855 vi aprì una scuola privata dove insegnò per oltre vent’anni filosofia morale ed estetica. Il Settembrini gli aveva trasmesso l’amore per la filosofia e gli ideali patriottici; fu discepolo di Basilio Puoti  e del filosofo calabrese Pasquale Galluppi. Non risulta però abbia assunto incarichi ecclesiastici e di cura d’anime. Alla sua scuola troviamo allievi appartenenti alle famiglie più in vista della città, fra i quali anche i figli del re Borbone i quali, in segno di stima, gli fecero dono di un bellissimo orologio da camera di manifattura francese e tuttora in possesso degli eredi. Regnavano dal 1830 Ferdinando II, dal 1859 Francesco II; il Tulelli assistette ai turbinosi eventi del 1848 e alla crescita economica e debolezza del poltica degli ultimi anni del Regno delle Due Sicilie, che crollò che crollò repentinamente tra il maggio e l’ottobre del 1860. Il Tulelli assunse un atteggiamento favorevole alla formazione dello Stato unitario. Nello stesso 1860 fu destinato, su iniziativa di Francesco De Sanctis, a insegnare Filosofia Morale all’Università della città partenopea, e continuò in quegli anni, che, secondo il Croce, saranno quelli del massimo splendore dell’Ateneo. Non possiamo dire se un così rapido mutamento abbia lasciato un segno nell’animo di un dotto che, come dicevamo, era stato personalmente legato ai Borbone; come del resto lo stesso Galluppi, che il Tulelli si sforzerà di difendere dalla taccia di borbonico, e molti altri. Patriota e cattolico liberale, forse egli vide nella novità politica un’occasione di rinnovamento sociale e morale. Nel momento storico che segnava la conclusione della dominazione borbonica, egli affrontò l’insegnamento nella consapevolezza che il rinnovamento politico andava accompagnato a quello morale. Riscontrava, infatti, a suo dire, una situazione diffusa nella popolazione di miseria intellettuale, e un sentimento religioso espresso in manifestazioni di festa ed esteriori pratiche di culto, contro cui il Tulelli affermava la necessità della spiritualizzazione del costume religioso, dell’interiorizzazione del bene, d’una costruzione non formalistica ma effettuale della società.  Si nota una vicinanza al pensiero del Gioberti. Molto legato, anche da affetto personale, al Galluppi, ne studiò e ne divulgò il pensiero, facendo risaltare il rapporto tra il filosofo di Tropea e la lezione di Emanuele Kant. Studiò e divulgò il pensiero di altri filosofi meridionali, tra cui il Capasso, il Masci, il Rossi. Iniziò subito dopo l’unificazione una battaglia morale e giuridica contro la pena di morte, prevista allora da tutti gli Stati d’Europa tranne il Granducato di Toscana, e che sarà abolita nel Regno d’Italia solo con il Codice Zanardelli del 1890. Fino al trapasso, avvenuto il 27 gennaio 1884, Tulelli continuò a vivere a Napoli. Conservò tuttavia dentro di sé un forte legame con la terra d’origine, donando infine a Catanzaro la sua cospicua raccolta di libri, un migliaio di volumi con la quale fu possibile istituire una biblioteca comunale, che sarà inaugurata  nel 1889 con il nome “Onestà e Lavoro”, e oggi è detta De Nobili.  Nelle disposizioni  testamentarie il Tulelli si ricordò anche del paese natale, lasciando a Zagarise  una rendita annuale con la quale si provvedesse all’ istruzione di giovani meritevoli e bisognosi  Intorno alla vita ed alla storia della filosofia di Giovanni Battista Capasso, inAtti dell’Accademia Pontaniana di Napoli, 1854, vol. VI, pp. 377‑398;

Da “Gazzetta del Sud” del 18 agosto 2019
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