Concluso il corso di formazione per barman voluto dall’associazione “Universo Minori” alla casa circondariale di Catanzaro

“Il reinserimento sociale e lavorativo passa anche dall’acquisizione di nuove abilità: anche imparare a preparare i cocktail può essere una strada.” Con queste parole Angela Paravati, direttrice della Casa Circondariale di Catanzaro, ha commentato l’evento conclusivo del corso per barman, svoltosi, oggi, al carcere di Catanzaro.
L’attività di formazione è stata organizzata dall’associazione “Universo Minori”, presieduta dalla giurista Rita Tulelli, che da tempo collabora con l’istituto con iniziative trattamentali e culturali, coinvolgendo molti reclusi con ottimi risultati. Questa iniziativa, nello specifico, è stata rivolta ai detenuti appartenenti al circuito media sicurezza.

Docente del corso Luigi Mellace, che ha insegnato a circa 30 detenuti le ricette per cocktail di successo e tanti segreti per l’attività di barman. Il corso si è articolato nell’arco temporale di circa due mesi, dal 4 aprile ad oggi. Sono stati consegnati gli attestati di frequenza, spendibili sul mercato del lavoro, soprattutto in considerazione del fatto che il settore ricettivo e di ristorazione è quello in cui è più facile trovare un’occupazione in una regione a vocazione turistica come la Calabria.

“Le attività scolastiche e di formazione professionale svolte all’interno di un istituto di pena” ha commentato ancora la direttrice Angela Paravati “non possono prescindere dal contesto territoriale in cui quell’istituto è inserito, perché il carcere, se inteso come servizio sociale, deve mirare soprattutto a prevenire la recidiva. Le persone detenute devono tornare nella società libera con competenze diverse da quelle possedute al momento dell’ingresso in carcere, in modo che sia più facile per loro svolgere un’attività onesta, e avere un’alternativa. La delinquenza è spesso legata alla mancanza di opportunità lavorative: creare un circolo virtuoso secondo cui la pena non è solo afflittiva, ma è anche una forma di rinnovamento interiore, vuol dire dare la possibilità in carcere di studiare e di imparare un lavoro. Possibilmente deve essere un lavoro di cui ci sia richiesta, in modo tale che queste persone, una volta uscite, possano avere un reddito onesto e ricominciare.”

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